IL GIP FISSA L’UDIENZA IN CAMERA DI CONSIGLIO. RINVIATI A GIUDIZIO L’ARTISTA E I CURATORI DELLA MOSTRA IN SANT’IGNAZIO. ESULTA IL DISCUSSO AVVOCATO FORLIVESE CHE PERORA LA CAUSA
“A volte ritornano” è il titolo di una famosa raccolta di racconti horror di Stephen King, ma è anche una formula che si utilizza quando una faccenda che si pensava morta e sepolta torna d’attualità in forme ridicole o grottesche. È il caso della mostra in Sant’Ignazio “Gratia Plena” dell’artista Andrea Saltini, che nella primavera scorsa aveva suscitato polemiche, attirato rosari riparatori e mobilitato persino un sedicente prete esorcista. A completare il quadretto c’era stata la denuncia per vilipendio alla religione mossa da un avvocato romagnolo, tale Francesco Minutillo, noto alle cronache per essere stato sospeso dalla carica di portavoce di Fratelli d’Italia a Forlì a causa delle sue posizioni estremiste sugli immigrati, nonché autore del libro “Anche i fascisti hanno diritti. Spunti per l’autodifesa e la difesa dell’imputato fascista”.
Il polverone sollevato in marzo e il relativo esposto sembravano però svaniti insieme alla fine della campagna elettorale, perché la Procura della Repubblica ne aveva chiesto l’archiviazione. Senonché, è notizia di pochi giorni fa, l’avvocato Minutillo rende noto che il GIP del Tribunale di Modena Andrea Scarpa non avrebbe accolto la richiesta e rinviato a giudizio per vilipendio, ai sensi dell’art. 403 del Codice penale, nientemeno che il vescovo mons. Erio Castellucci, insieme a don Carlo Bellini, Andrea Saltini e Cristina Muccioli.
La Procura si è affrettata a smorzare il suo entusiasmo, precisando che “il giudice ha soltanto fissato, doverosamente, come previsto dalla legge, l’udienza in camera di consiglio per determinarsi sulla vicenda”, proprio a seguito dell’opposizione presentata dallo stesso Minutillo contro l’archiviazione.
Ognuno, dunque, fa il suo mestiere, ma ciò che salta all’occhio, tra le righe del trionfante comunicato dell’avvocato Minutillo, che si definisce “legale rappresentante dei numerosi fedeli che hanno presentato l’esposto”, sono le tre richieste di audizione. Si tratta di mons. Ermenegildo Manicardi, di Andrea Zambrano e di mons. Francesco Cavina. Se i ruoli dei primi due sono chiari – il Vicario della Diocesi e l’autore dell’articolo sul periodico ultratradizionalista che ha scatenato il caso – ci sfugge la posizione del terzo. Che cosa c’entra nella vicenda il vescovo dimissionario, che ha lasciato la Diocesi cinque anni fa? Ha forse un legame con chi ha innescato le polemiche la scorsa primavera? Ci auguriamo di no perché, se così fosse, sarebbe davvero una tristezza. Un epilogo penoso, di cui nessuno sente l’esigenza.
Saverio Catellani