Parlando di teologia, eviterei di legarmi a nomi e definizioni, come ho letto nell’intervento di Brunetto. Preferisco indicare un metodo che aiuti a raggiungere gli obiettivi indicati da Don Gildo: evangelizzazione, inculturazione, dialogo interreligioso.
Io suggerisco di partire sempre da alcune domande; ma da domande vere, quelle che sono spesso nascoste nella coscienza di ognuno, le domande che sono vitali anche nel mondo d’oggi. Occorre farle emergere, formularle in modo chiaro e farne capire la dimensione esistenziale.
In un secondo momento, occorre presentare le risposte inadeguate che la cultura attuale ci offre. Per cercare, poi, nella storia del pensiero, tutto quello che ci aiuta a rispondere in modo convincente.
In fine, è necessario approfondire ulteriormente le questioni che emergono, per evidenziare le nuove domande che sono sorte e che non trovano risposta adeguata nella nostra riflessione.
A questo punto, occorre rivolgersi alla Parola rivelata (contenuta nella tradizione, nel magistero della chiesa, nella teologia), così come è vissuta dalla comunità cristiana nel concreto della società odierna.
In questo percorso, apparentemente lungo e tortuoso, si realizza:
1) Un vero lavoro di evangelizzazione, ossia l’annuncio della Parola di Dio all’uomo d’oggi, nel concreto della sua vita vissuta. Distinguendo sempre bene i diversi ambiti: analisi sociologica, riflessione filosofica, teologia.
2) Uno sforzo di inculturazione , perché il Vangelo è calato, non in un vivere astratto, ma nel contesto sociale e culturale in cui siamo inseriti. Distinguendo sempre bene, anche qui, tra Vangelo da inculturare e cultura da evangelizzare.
3) Un vero dialogo a tutto campo, perché si parte da domande che sono comuni e si considerano le risposte di tutti senza discriminazioni. Riconoscendo – come diceva Tommaso (quello di Aquino) – che anche la più piccola verità, da chiunque sia detta, è sempre un raggio dell’unica Verità, che non è proprietà esclusiva di nessuno.
So che questo metodo ricalca quello che era comune tra i teologi del Medioevo. Ma anche allora qualcosa di buono c’era. Tra l’altro, la loro teologia era “pubblica”, molto più di quella di ogni altro periodo storico.
Tommaso Cavazzuti