Il popolo carpigiano 2024 al voto
Individualismo emergente anche come tratto culturale, frammentazione della società a partire dalle famiglie, invecchiamento che sottrae sempre più risorse alla tradizionale disponibilità al volontariato sociale, rottura generazionale e apporto demografico di stranieri e di Italiani provenienti da fuori: queste le caratteristiche dei carpigiani d’oggi, elencate in un’interessante nota del direttore di VOCE. Che, a commento di recenti episodi di gratuito vandalismo in città, scrive, in un intervento successivo: “Colpisce lo scarso senso di appartenenza e orgoglio cittadino rivelato da questi gesti”.
L’analisi, va detto subito, è finalizzata particolarmente a sottolineare quanto sia complicato in una simile condizione immaginare il comportamento degli elettori, chiamati nei prossimi mesi a scegliere un nuovo Consiglio Comunale ed il primo cittadino del quinquennio che verrà. Il suo disincantato presagio riguarda la prospettiva che, nel divario stridente fra la minoranza rumorosa dei pochi impegnati politicamente e l’opacità insondabile di un intero popolo carpigiano, le cui ultradecennali affezioni partitiche paiono tramontate da un pezzo, il risultato elettorale sia soprattutto determinato dall’odierna volubilità dei flussi elettorali e dall’astensionismo. Con buona pace di candidature più o meno credibili, di programmi inesorabilmente sempre troppo ambiziosi, nonché dei consueti banali slogan.
E’ un quadro realistico, e del resto sovrapponibile a quello di gran parte delle piccole/medie città italiane. Purtroppo, si badi, perché si tratta di un segnale preoccupante dell’attuale condizione di debolezza del nostro sistema rappresentativo, particella di una sofferenza che segna tutto l’Occidente democratico.
Non si può comunque che convenire su questo complesso quadro della nostra realtà cittadina e diocesana, anche se non vanno sottovalutati i segni di persistenti e lodevoli iniziative per dar risposta alle vecchie e nuove problematiche sociali, nel segno della solidarietà. Andando oltre la lettura pur stimolante di un “volto opaco” del popolo carpigiano, per quanto concerne il voto e i suoi esiti, resta l’incognita circa il possibile residuo peso specifico della tradizione di una egemonia amministrativa settantennale, con le sue luci e le sue ombre. Anche sull’operato dei vertici comunali di questi ultimi anni il giudizio appare controverso, specie per un evidente ritardo su taluni annosi problemi ( passaggio a livello di via Roosevelt) e per l’incertezza che permane circa gli effetti che decisioni pur positive comportano. Ad esempio la convincente prospettiva di un nuovo “Ramazzini” non può prescindere da un contemporaneo chiarimento circa il futuro di un polo strategico quale l’attuale area ospedaliera. O la contraddizione fra la conclamata volontà di non procedere oltre sulla via del “consumo di suolo” e un’espansione edilizia che non conosce tregua. E si potrebbe continuare.
Dunque ogni ipotesi sul post-Bellelli resta aleatoria e rimane tuttora in sospeso un qualche effetto trascinamento che, sul voto locale, potrebbe esercitare il probabile accorpamento con le “europee”, che si svolgono con metodo proporzionale. Esaurite però da un bel po’, per tutti gli schieramenti, le energie mobilitanti di un tempo, Il gioco si svilupperà prevalentemente sul livello di autorevolezza, si spera alto, dei candidati alla carica di sindaco, e su alcune calibrate “bandierine” programmatiche, proposte dalle varie forze in campo, capaci più di altre di captare questa volta la sensibilità e le attese dei volubili votanti. Mentre sul fronte dell’attuale maggioranza sono emersi dalle nebbie fin qui due “volti”, assai diversi per storia personale e per specifica competenza, sul lato opposto le manovre fra le varie componenti continuano, senza per ora l’indicazione condivisa di nomi. Permane l’attesa per prevedibili liste “civiche”, purtroppo in passato più strumentali che espressione genuina del concreto coinvolgimento spontaneo di significative personalità e mondi della Carpi di oggi.
Vale comunque per tutti, e in primis per i cattolici, il dovere di documentarsi per un voto il più possibile consapevole. Per chi poi fra questi ultimi decide di scendere in campo nella contesa elettorale, è auspicabile la disponibilità a rapportarsi, almeno su talune tematiche, con i futuri colleghi della medesima ispirazione ideale, al di là degli schieramenti di appartenenza nell’aula consiliare. Con l’ottimismo della volontà, senza tuttavia ingenue illusioni su improbabili magnifiche sorti progressive anche per la nostra Carpi, stante la situazione socioeconomica complessiva e l’evidente difficoltà dei partiti nel nostro Paese a cimentarsi, non nelle “urla”, ma in una politica “alta”.
Pier Giuseppe Levoni