Un anno dopo

Beatificazione Odoardo Focherini

Il futuro della diocesi

Sono ormai passati 12 mesi da quando ha rassegnato le dimissioni il vescovo Cavina e la diocesi da allora si trova in una specie di limbo giuridico, sospeso fra l’amministrazione apostolica di monsignor Castellucci e il dilemma “ fusione” o meno con Modena. Tutti abbiamo apprezzato in questo lasso di tempo il servizio generoso e intelligente dell’Arcivescovo, peraltro  presto validamente sostenuto dal recupero, per Carpi prezioso, di don Gildo Manicardi, nominato Vicario Generale.

Sono stati, questi ultimi, mesi caratterizzati da evidenti sviluppi positivi, manifesti soprattutto in due aspetti. In primo luogo la lettera pastorale “E camminava con loro”, incentrata sul tema della sinodalità, ha determinato i primi concreti segni di una concreta svolta nelle relazioni intraecclesiali e l’assunzione di uno stile di cordiale vicinanza alla realtà diocesana e alle città coinvolte, lontano da ogni atteggiamento autoreferenziale. 

Il secondo elemento da salutare con particolare soddisfazione  va riconosciuto nella capacità di far fronte, da parte dei vertici diocesani, di diverse parrocchie e aggregazioni laicali, ai gravi problemi posti alla pastorale dalla pandemia. In questo ambito il ricorso alle nuove tecnologie comunicative, teso a salvaguardare le relazioni, è andato di pari passo con una rinnovata disponibilità all’impegno di tanti fedeli, che hanno validamente  promosso o coadiuvato l’iniziativa dei presbiteri.

Tutto questo conforta e  apre alla speranza. Ma resta il problema di uscire finalmente dal limbo strutturale “fusione-arrivo di un nuovo Pastore”. Nonostante le migliori intenzioni, appare infatti del tutto problematica ogni impostazione di lungo respiro, basata su un’analisi non miope della situazione e capace di affrontare  le sfide di una conversione missionaria della pastorale. Al di là della gestione, pur ottimale, del presente, che senso può avere l’impegno per individuare e adottare una scelta strategica, che potrebbe non essere poi condivisa da un nuovo Vescovo? Quesito non banale, vista l’esperienza  del passaggio Staffieri-Tinti di vent’anni fa.

Urge perciò che la Santa Sede decida. Sono ormai note e ribadite le ragioni pro e contro la fusione, come è risaputa la volontà di papa Francesco, cui tutti dichiarano filiale obbedienza, circa la necessità di ridimensionare il numero delle diocesi italiane.

Rimandare la scelta, qualunque essa sia, non giova a nessuno.

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