Sinodalità: una parola difficile

Sinodolità

Sinodalità è una parola non molto comune e quasi del tutto estranea al linguaggio popolare. Eppure, è una delle parole più comuni nei testi di Papa Francesco, nonostante la semplicità di linguaggio che tutti gli riconoscono. Che cosa significa di fatto e, soprattutto, come potremmo descrivere la realtà che intende significare?

Un ampio e approfondito studio della Commissione Teologica Internazionale ci aiuta a rispondere a queste domande: ne illustra i fondamenti biblici, il significato teologico e la pratica nella lunga storia della Chiesa. Ne cito alcuni paragrafi, anche per suscitare il desiderio di leggere il testo integrale.

“La sinodalità (…) indica lo specifico modo di vivere e di operare della Chiesa Popolo di Dio, che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice.”(n.6)

Citando la costituzione conciliare Lumen gentium, la Commissione Teologica afferma:“La sinodalità esprime l’essere soggetto di tutta la Chiesa e di tutti nella Chiesa. (…) La vita sinodale testimonia una Chiesa costituita da soggetti liberi e diversi, tra loro uniti in comunione, che si manifesta in forma dinamica come un solo soggetto comunitario, il quale, poggiando sulla pietra angolare che è Cristo e sulle colonne che sono gli Apostoli, viene edificato come tante pietre vive in una «casa spirituale» (cfr. 1Pt 2,5), «dimora di Dio nello Spirito» (Ef 2,22).” (n. 55). (…) “Tutti i fedeli sono chiamati a testimoniare ed annunciare la Parola di verità e di vita, in quanto sono membri del Popolo di Dio profetico, sacerdotale e regale in virtù del Battesimo[64]. I Vescovi esercitano la loro specifica autorità apostolica nell’insegnare, nel santificare e nel governare la Chiesa particolare affidata alla loro cura pastorale a servizio della missione del Popolo di Dio” .(56)

 Assumendo la prospettiva ecclesiologica del Vaticano II, Papa Francesco tratteggia l’immagine di una Chiesa sinodale come «una piramide rovesciata» che integra il Popolo di Dio, il Collegio Episcopale e in esso, col suo specifico ministero di unità, il Successore di Pietro. In essa, il vertice si trova al di sotto della base.

“L’intero Popolo di Dio, dicono ancora i teologi nel loro documento, è interpellato dalla sua originaria vocazione sinodale. La circolarità tra il senso della fede di cui sono insigniti tutti i fedeli, il discernimento operato ai diversi livelli di realizzazione della sinodalità e l’autorità di chi esercita il ministero pastorale dell’unità e del governo, descrive la dinamica della sinodalità. Tale circolarità promuove la dignità battesimale e la corresponsabilità di tutti, valorizza la presenza dei carismi diffusi dallo Spirito Santo nel Popolo di Dio, riconosce il ministero specifico dei Pastori in comunione collegiale e gerarchica con il Vescovo di Roma, garantendo che i processi e gli eventi sinodali si svolgano in fedeltà al deposito della fede e in ascolto dello Spirito Santo per il rinnovamento della missione della Chiesa. In questa prospettiva, risulta essenziale la partecipazione dei fedeli laici. Essi sono l’immensa maggioranza del Popolo di Dio e si ha molto da imparare dalla loro partecipazione alle diverse espressioni della vita e della missione delle comunità ecclesiali, della pietà popolare e della pastorale d’insieme, così come dalla loro specifica competenza nei vari ambiti della vita culturale e sociale.” (n.72-73)

Il concetto appare abbastanza chiaro, ma non facile risulta la sua applicazione. Ce lo fa capire anche Papa Francesco nel suo discorso in apertura del Sinodo per l’Amazzonia. “Siamo venuti, egli dice, per contemplare, per comprendere, per servire i popoli. E lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, lo facciamo in sinodo, non in tavole rotonde, non in conferenze e ulteriori discussioni: lo facciamo in sinodo, perché un sinodo non è un parlamento, non è un parlatorio, non è dimostrare chi ha più potere sui media e chi ha più potere nella rete, per imporre qualsiasi idea o qualsiasi piano. (…) Sinodo è camminare insieme sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo.(…) Camminiamo sotto la guida dello Spirito Santo. Dobbiamo consentire allo Spirito Santo di esprimersi in questa assemblea, di esprimersi tra noi, di esprimersi con noi, attraverso di noi, di esprimersi “nonostante” noi, nonostante le nostre resistenze, che è normale che ci siano, perché la vita del cristiano è così.

Quindi, dice il Papa, quale sarà il nostro lavoro, qui, per assicurare che questa presenza dello Spirito Santo sia feconda? “Prima di tutto, pregare. Fratelli e sorelle, vi chiedo di pregare, molto. Riflettere, dialogare, ascoltare con umiltà, sapendo che io non so tutto. E parlare con coraggio, con parresìa, anche se mi vergognerò a farlo; dire quello che sento, discernere, e tutto questo qui dentro, custodendo la fraternità che deve esistere qui dentro, per favorire questo atteggiamento di riflessione, preghiera, discernimento, di ascoltare con umiltà e parlare con coraggio.”

Queste brevi citazioni possono aiutarci a riflettere e, soprattutto, a cercare di lavorare secondo un vero spirito sinodale.

Tommaso Cavazzuti