Ministeri istituiti: cosa cambia?

Ministeri istituiti

Recentemente il Laboratorio Teologico Realino della nostra Diocesi ha promosso il modulo “Preparazione ai tre ministeri istituiti, maschili e femminili” che ha visto come relatori/relatrici il vescovo Erio Castellucci, la teologa Simona Segoloni ed il vicario Ermenegildo Manicardi. Oggetto e riferimento delle relazioni il Motu Proprio del gennaio 2021 con cui il Papa ha istituito i tre ministeri aperti a tutti i laici: lettorato, accolitato e catechista, in linea con quanto già espresso nell’Evangeli Gaudium: “Allargare gli spazi per una presenza più incisiva (delle donne) nella Chiesa”. Introducendo il tema  il Vescovo ha fatto riferimento ai documenti del Concilio che ne hanno posto le basi , a partire dal Battesimo che ci rende partecipi del Sacerdozio, della Profezia e della Regalità di Cristo, per cui non esistono cristiani di serie A e cristiani di sere B. Come proclamato in Lumen Gentium “grava quindi su tutti i laici il glorioso peso di lavorare, perché il disegno divino di salvezza raggiunga ogni giorno di più tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra… Sia perciò loro aperta qualunque via….A coloro che congiunge alla sua vita.. concede di aver parte al suo ufficio sacerdotale..I laici, anche quando sono occupati in cure temporali, possono e devono esercitare una preziosa azione per l’evangelizzazione del mondo..”. Non esiste una contrapposizione Chiesa–mondo: apparteniamo alla Chiesa e apparteniamo al mondo. La ministerialità appartiene a tutti, in quanto fondata sul Battesimo.

Anche la teologa Simona Segoloni ha fatto riferimento al secondo capitolo di Lumen Gentium che sottolinea la funzione di servizio della Chiesa dove la salvezza passa dai legami, da una rete di legami caratterizzati dalla diversità di carismi. Nel suo intervento: “ non solo i laici partecipano alla vita della Chiesa, ma arrivano dove i presbiteri non possono arrivare, sono in una posizione strategica…La partecipazione ecclesiale è prevalentemente femminile, ma le donne sono escluse dalla parola autorevole, non ci sono nell’assunzione di responsabilità, nelle cerimonie compaiono come lettrici ma non come accolite, fatichiamo a riconoscere la stessa dignità”. E’ un struttura sbilanciata ed i motivi non sono ecclesiali, ma risalgono a una cultura greco- romana che vedeva la donna in uno stato di inferiorità, ad  una impostazione clerico centrica.

 Don Gildo ha presentato un corposo documento che affronta il tema sia da un punto di vista storico che da un punto di vista pastorale e organizzativo, ponendo la questione anche sui riflessi che il cambiamento può comportare. Ha sottolineato la necessità di partire dalla Nota della Conferenza Episcopale Italiana “Nota ad experimentum” del 5 giugno2022, con la quale la CEI intende  inserire il tema dei ministeri istituiti all’interno del cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, in modo che possa diventare anche un’opportunità per  rinnovare la forma Ecclesiae in chiave più comunionale. Ha risposto a quesiti importanti sottolineando il ruolo del Vescovo nel riconoscimento della vocazione, nella relativa formazione, nella valutazione del servizio più consone. A proposito dei ministeri istituiti col Motu proprio, ha detto che “le novità non sono nella teologia, ma nella pratica della vita della Chiesa, in concreto i ministeri sono sempre in movimento”. Alla domanda se l’accesso delle donne ai ministeri istituiti, con la presenza all’altare previsto dall’accolitato femminile, influirà sul modo delle donne di percepire se stesse nella Chiesa: “penso di sì, le mostrerà di più al centro vitale della Chiesa”.  Rimangono aperti alcuni problemi: come sarà percepita una presenza più significativa delle donne dal popolo di Dio? L’accesso ai ministeri istituiti potrà sortire un avvicinamento delle donne giovani alla chiesa, avrà l’effetto di strutturare la responsabilità femminile in servizi stabili e non solo occasionali … ??

Anche a Carpi, nel documento dedicato al Sinodo presentato l’anno scorso, le donne del Centro Italiano Femminile rilevavano una evidente maggioranza della componente femminile nell’ambito catechistico ed educativo, con una altrettanto evidente maggiore frequenza alle messe feriali e festive. Al contrario, quando gli organismi diventano più “importanti” la componente femminile tende a scendere. Come più volte affermato dalla teologa Serena Noceti, a fronte della competenza delle donne e della loro fedeltà verso la vita della Chiesa, risulta ancora oggi negato l’accesso ai processi decisionali.

Gabriella Contini