La “lettera” e il “cammino”
Non è dato sapere se il nostro Vescovo, quando ha scritto la Lettera Pastorale di quest’anno dal titolo IL PESO LEGGERO, avesse sentore o già conoscesse l’ordine vaticano di procedere, senza ulteriori indugi, all’unificazione delle due diocesi a lui affidate. L’ipotesi però non sembra azzardata se si compara il testo a quelli analoghi del passato. Tradizionalmente infatti la “lettera” di inizio d’anno pastorale si sviluppava fra constatazioni dei problemi emergenti nella comunità ecclesiale locale e indicazioni concrete sul che fare.
Come ben svela l‘ossimoro del titolo, stavolta il discorso vola su “ali d’aquila”; si discorre sapientemente sul come essere nel quotidiano impegno, con lo stile colloquiale che distingue don Erio, e la chiamata in causa, non solo figure di casa ( San Paolo, S. Agostino, S. Francesco, San Tommaso Moro, don Tonino Bello e il vescovo di Pinerolo), ma uno stuolo nutrito di artisti e scienziati: da Esiodo a Leopardi, da Leonardo a Freud, passando per Dante, Michelangelo e Italo Calvino.
Una lunga, limpida e dotta carrellata, sui vizi e le virtù, le tentazioni e i rimedi suggeriti dalla fede in Cristo Risorto, che induce infine a riflettere sulla necessità per l’operaio del Vangelo di oggi (carpigiano o barese che sia) di vivere il suo servizio nella comunità con leggerezza. Confidando sulla promessa di Gesù (un giogo dolce e un peso leggero), occorre, scrive don Erio, puntare a “una Chiesa più familiare e accogliente, più semplice e leggera, più concentrata sulle relazioni e meno sui programmi, più sui volti e meno sulle strutture, più sulla Parola di Dio e meno sulle strategie umane”.
Si tratta in sostanza di un messaggio universale che plana a Modena-Carpi solo in due brevi passaggi. Il secondo, quello conclusivo nella Lettera, dedicato all’unificazione disposta dalla Santa Sede, si risolve in poche battute e appare chiaramente un’aggiunta sbrigativa a un testo già costruito. Di tale poscritto preme comunque qui segnalare una promessa: “….ci attiveremo a tutti i livelli (organismi diocesani, parrocchie, associazioni e movimenti) per impostare i passaggi adeguati dal punto di vista pastorale, territoriale e amministrativo”. In altri termini: il processo verso la fusione sarà partecipato, dal basso, con il più ampio coinvolgimento, e non un’operazione di vertice.
Proprio l’opposto di quanto accaduto fin qui al cammino sinodale, argomento, ed è questo il primo passaggio locale, su cui la Lettera di don Erio in poche righe racconta: “Nelle nostre due diocesi abbiamo maturato alcuni orientamenti, tesi proprio ad alleggerire la vita pastorale, raccolti nelle sei schede pubblicate lo scorso anno, che, in attesa di altre indicazioni pastorali, si possono intanto adottare ed adattare: la visita annuale alle famiglie, l’oratorio, l’accompagnamento spirituale, l’ascolto della Parola, l’omelia e la parrocchia come casa per tutti, comprese le persone più fragili”. Su questi obbiettivi programmatici, non certo leggeri, quanti fedeli, quante associazioni e movimenti, quanti consigli parrocchiali sono stati coinvolti ? Mistero fitto. Inoltre, per vero, si tratta di schede elaborate nell’anno pastorale 2022-2023, dato che per quest’ultimo 2023-2024 (fase sapienziale), le nostre due diocesi avevano programmato di puntare sulla “formazione”, e più precisamente su tre tematiche particolari: iniziazione cristiana, gruppi del vangelo, accompagnamento spirituale. Con ben specificati blocchi di domande per la verifica finale. Qualcuno sa che cosa è stato fatto in proposito? Durante l’Assemblea Interdiocesana di settembre, a differenza di quanto è successo altrove, non è stata presentata alcuna relazione, né i lettori di Notizie hanno avuto informazioni in merito.
Il 2024-2025 avrebbe poi dovuto impegnare le nostre diocesi nella fase profetica del cammino sinodale italiano, in spirituale sintonia con il prossimo Giubileo. Ad esempio l’arcidiocesi di Bologna si concentrerà su tre temi: Formazione alla vita e alla fede, Pastorale Sociale dopo Trieste, Cresima degli adulti. La Lettera di don Erio abbandona l’ultima prevista tappa di questo schema quinquennale, o meglio in qualche modo la rimodula, giacché graviora premunt.
Le “fatiche”, previste per l’iter ora obbligato verso l’unificazione, hanno cioè prudentemente suggerito, sotto la Ghirlandina, di lasciare nel cassetto il tratto conclusivo di un itinerario strutturato quanto astratto, sul quale peraltro fin dall’inizio la stessa Cei si era incamminata, a quanto si sa, non certo con convinto entusiasmo.
Pier Giuseppe Levoni