Educare alla libertà

Giovanni

Come conciliare, nel lavoro educativo, il dovere di trasmettere la verità con lo spirito proprio dell’attività educativa stessa, che esige il rispetto della libertà dell’educando? Occorre, anzitutto, riconoscere che ogni conoscenza, per natura sua, suppone la ricerca della verità. Scrive Papa Giovanni Paolo II nella Fides et ratio: “Tutti gli uomini desiderano sapere, e oggetto proprio di questo desiderio è la verità. La stessa vita quotidiana mostra quanto ciascuno sia interessato a scoprire, oltre il semplice sentito dire, come stiano veramente le cose. L’uomo è l’unico essere in tutto il creato visibile che non solo è capace di sapere, ma sa anche di sapere, e per questo si interessa alla verità reale di ciò che gli appare. Nessuno può essere sinceramente indifferente alla verità del suo sapere. Se scopre che è falso, lo rigetta; se può, invece, accertarne la verità, si sente appagato. E’ la lezione di S. Agostino quando scrive; ‘Molti ho trovato che volevano ingannare, ma nessuno che volesse farsi ingannare’ (Fides et ratio, 25).

Avendo come scopo la piena maturità e, quindi, la libertà dell’educando, l’educatore deve indirizzare alla ricerca della verità, facendone un esercizio di libertà, convinto che la verità rende liberi e che la libertà è tra le prime verità dell’uomo che l’intelligenza riconosce. D’altra parte, “credere nella possibilità di conoscere una verità universalmente valida non è minimamente fonte di intolleranza; al contrario, è condizione necessaria per un sincero e autentico dialogo tra le persone” (FR, 92). E’ condizione anche del dialogo educativo.

Per far sì che la ricerca e il riconoscimento della verità sia compatibile con l’educazione alla libertà, sono necessarie alcune condizioni.

a) Partire dall’esperienza umana più comune e universale. L’esperienza è il punto di partenza di ogni conoscenza. L’esperienza, però, non si riduce a quella sensibile. Oltre all’esperienza dei sensi, c’è quella interiore della coscienza. A questa esperienza interiore sono riconducibili le tre attività che contraddistinguono l’uomo in quanto uomo; la capacità di giudicare, la scelta libera, l’esperienza creativa. In esse sono implicite alcune verità fondamentali.

In ogni giudizio, falso o vero che sia, sono implicite alcune verità universalmente riconoscibili: la natura cosciente dell’uomo, il rapporto necessario tra intelligenza e essere, la capacità che l’uomo ha di conoscere la verità, il carattere trascendente e assoluto dell’essere. 

In ogni scelta libera è presupposta la certezza di un valore che trascende i valori che sono oggetto della scelta, e in rapporto al quale ogni altro valore è misurato. Nella decisione libera, infatti, osserviamo che il bene limitato, in quanto bene può essere oggetto della nostra scelta, ma in quanto è limitato non ci necessita, non ci costringe alla sua scelta. 

Nella creazione artistica c’è l’espressione di una verità trascendente. La creazione artistica, infatti, implica una forma di conoscenza che si esprime in un’opera. Questa conoscenza non è preliminare all’attività creativa, ma si trova inviscerata in essa. É il momento di contemplazione da cui emana la creazione. Da essa sgorga quella melodia che ogni opera d’arte presuppone e che è un significato animatore di una forma. 

b) Partire dalle domande. Le domande dalle quali si deve partire sono quelle che ci sono poste dal nostro stesso essere, in quanto è conosciuto in quella autocoscienza che è costitutiva di ogni nostro conoscere. Le domande, cioè, devono partire da quelle verità insopprimibili che sono la sostanza stessa del nostro pensare. Per esempio: Io esisto: perché esisto? Io ho avuto un inizio: da dove vengo e quale è il mio fine (cioè, il senso del mio esistere)? Nel mio essere sono irriducibilmente distinto da ogni altro essere: che cosa è l’essere e che cosa sono io? In rapporto all’essere io non posso affermare e negare allo stesso tempo: da dove deriva il carattere assoluto delle mie affermazioni? ecc.

Le nostre guide nel cammino verso la verità sono la ragione e la fede. “Sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità” (Fides et ratio, Introduzione). Potremmo anche dire che la guida è una sola, la ragione. Essa, però, è informata da due diverse testimonianze: quella della esperienza propria e quella della esperienza altrui. La prima si fonda sull’evidenza; la seconda sulla fede nell’autorità del testimone.

Tommaso Cavazzuti